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Matteo Fagioli

Vive a: Siena

Lingue parlate: Italiano – Inglese – Spagnolo

Paesi in cui ho coordinato gruppi: Colombia, Brasile, Perù, Bolivia, Cuba, Canarie, Marocco, Egitto, Giordania, Tanzania, Uganda, Grecia, Albania, Oman, India, Emirati Arabi, Maldive, Thailandia, Cambogia e Giappone.

Telefono: 3348789788

Io conosco il canto dell’Africa, della giraffa e della luna nuova africana distesa sul suo dorso, degli aratri sui campi e delle facce sudate delle raccoglitrici di caffè(cit. La Mia Africa).

In quell’immenso ecosistema del Cratere NgoroNgoro è nato il mio amore per questa terra rossa, dura e spietata. Ma è dopo l’alba nel Serengeti, nel cuore della Tanzania, che ti accorgi di essere ospite di un circolo della vita di cui non fai parte, che non ha bisogno di te.
Lo si legge chiaro negli occhi delle migliaia di gazzelle, bufali, impala e gnu che ti osservano incuriositi, ringraziandoti per una notte salva, dal Re con la criniera.
Quando sento gridare, non posso far altro che pensare ai richiami dei cercatori che, come radioline naturali, tracciavano la via nell’aria, per condurti con colpi di machete fino alla tana dei maestosi Gorilla di Montagna
I nostri cugini più vicini, padroni della foresta impenetrabile del Bwindi, è sicuramente grazie a loro che l’Uganda è riconosciuta, a pieno titolo, come la Perla dell’Africa.
Ormai non mi inquieta più il Muezzin, che dall’alto dei minareti, richiama con la sua voce melodica il fedele alla preghiera,  che sia perso tra le dune del Sahara, dentro i segreti della meravigliosa Petra o fino agli estremi della penisola Arabica.
Ricordo con nitidezza lo stupore all’alba degli Alpaca Peruviani, che liberi, incrociavo lungo l’antico cammino che tortuoso mi avrebbe portato alla città perduta degli Inca. Tra le rovine dei monasteri provai e riprovai a decifrare le rune ed i segni che indicavano la via verso quella meraviglia incastonata tra le vette Andine, ma gli Inca sapevano il fatto loro ed hanno protetto per secoli Machu Picchu, profanata in modo spietato dai miei occhi.
Poi ci sono il vento ed il silenzio, alleati fedeli degli altipiani Andini della Bolivia, lassù, oltre l’ultimo piano del Mondo, dove si nasconde il nulla ed il tutto. Dove il fenicottero rosa fa il bagno in laghi di acque rosse fuoco, verdi smeraldo o nere come la pece.. dove i vulcani nei secoli hanno colorato e modellato un paesaggio impossibile da descrivere se non, vivendolo.

Se lo ascolto con attenzione, posso ancora sentire il profumo del caffè appena colto nelle valle del Cocora e macinato sul momento.. ah, la Colombia, la Colombia.. Un sorriso infinito va a questa terra, al suo popolo complesso che ha nell’anima un ritmo diverso, che provi ad intuire, forse, solo quando arrivi nel parco del  Tayrona, quando tra le palme, scorgi per la prima volta il Mar dei Caraibi.
Poi però realizzi che poco oltre c’è Cuba, l’avevi già visto, ma quella è l’isola che non c’è e chissà se ci sono stato, se era un sogno o realtà (mi è sembrato perfino di vedere un bimbo vestito di verde volare).
Durante le notti d’inverno, quando ti avvolgi tra le lenzuola, mi sembra di tornare in Brasile, tra i Lençóis Maranhenses (quelle si che sono lenzuola calde.. vi prego andatele a vedere!). 
Difficile guardare un orizzonte senza fare il paragone, sicuramente insostenibile, con quello che ad ogni ora del giorno e della notte ha il privilegio di avere il Cristo Redentore che sovrasta su Rio de Janeiro, forse infastidita quando la si paragona ad altre città.
Quando guardo il mio adorato mare, mi sforzo, ma non riesco mai, a non pensare alle Maldive. Vorrei non fare il paragone e gustarmi il blu che ho davanti, cerco di dirmi che (con molta fantasia) più o meno è simile,  ma poi escono fuori le Mante che ti danzano intorno,  le tartarughe, le murene ed il ricordo vivido del dorso maculato del gigante buono, il pesce piu grande del Mondo, lo squalo balena.. mi fissava,  chissà cos’avrà pensato. 
Ho letto tracce di buono profondo, tra le parole rapide e calorose del Maestro della Legge mentre benediva l’acqua durante il suo rituale Buddista, alle porte di Siam Rep, in Cambogia.
Poi li ho visti di nuovo, camminavano colorati e pieni di rispettoso silenzio, tra i corridoi in pietra del maestoso tempio di Angkor Wat, il più grande sito religioso della terra, cosi innamorato della sua storia da voler proteggere i suoi templi con magica gelosia, avvolgendoli tra le radici dei suoi alberi millenari. 
Ogni tanto mi viene da accarezzare la finta perla che porto al collo, l’ho presa da un giovane ragazzo che vive in un’isola sperduta delle Surin nel Mar delle Andamane della Thailandia. Ha durato fatica nel liberarsene, anche se quei soldini per lui erano preziosi. Si vede che per lui non era “finta” quella perla, non lo sarà neppure per me adesso, glielo devo.
Ogni anno a fine Marzo, la Primavera, con un incredibile volo low cost veloce come il pensiero, mi riporta in Giappone. Come bambini indisciplinati, giganti Buddha, dopo aver divorato tonnellate di fiori di pesco, nocciole ed amarene,  avevano sempre la bocca sporca con sfumature dal bianco al rosa intenso. 
Ma alla fine sono anche convinto che l’artista che ha messo la firma sul Mondo, abbia voluto quasi chiudere il Mar Mediterraneo alle colonne d’Ercole, come si chiude una cassaforte dietro un quadro: i tesori forse più belli, spesso si trovano proprio a portata di naso.
 
Adesso sento il bisogno di riempirmi il naso di odori forti, che probabilmente solo l’India saprà darmi, vedremo.

Viaggiare è il mio sesto senso, quello che probabilmente coordina tutti gli altri, ed ho trovato nel Mondo la mia massima ispirazione.

 

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